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Intorno e/è - NL n.° 3


Sguardi, approcci, avvicinamenti diversi. 
Per dire la ricchezza, la pluralità, le molteplici sfumature possibili (e impossibili) che ci circondano.
Intorno a intorno.
 
Il nostro grazie a Piero Brunello, Benedetta Castiglioni, Elita Maule, Marco Zito.
 
 
Intorno e storie
 
Si gira in cerchio intorno a un punto, dandosi la mano e cantando una filastrocca; si gira e si gira, e poi tutti giù per terra. Il girotondo ripete il movimento degli astri intorno alla sfera celeste. Legame tra esseri umani, rito e parola: così il mondo casca, e casca anche la terra, per poi tornare al posto di partenza. Ma noi caschiamo e ci mettiamo a ridere, perché ci accorgiamo di non saperne tanto più di prima dello spazio che abbiamo racchiuso girandoci intorno, ma di conoscere solo i contorni con cui l’abbiamo delimitato: e così non ci resta che riprendere il giro tutt’intorno, e osservare meglio. Mano nella mano e dicendo le formule prescritte circoscriviamo uno spazio sacro e ricostituiamo il cosmo. Possiamo provare a restringere la circonferenza, o ad allargarla; oppure a cambiare il senso dei nostri passi, girando dalla parte opposta. Ma ogni volta finiamo tutti giù per terra, per poi rialzarci e vedere che siamo ancora in piedi e che formiamo una catena.
Ecco che riprendiamo a farci domande intorno alle piccole cose o ai massimi sistemi intorno a noi. E così scopriamo che girando intorno a una montagna, alle mura di una città o anche intorno alla luna, vediamo le cose da altri punti di vista e scopriamo facce prima di allora sconosciute.
 
Piero Brunello
 
Insegna Storia sociale all’università Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue pubblicazioni: Storie di anarchici e di spie. Polizia e politica nell’Italia liberale, Donzelli, Roma 2009. Di Anton Cechov ha curato Senza trama e senza finale. 99 consigli di scrittura, minimufax, Roma 2002, e Scarpe buone e un quaderno di appunti. Come fare un reportage, minimumfax, Roma 2004.
 
 
 
Intorno e spazio
 
Nelle riflessioni e nelle attività didattiche sul tema del paesaggio che da diversi anni condivido con gruppi di insegnanti, quasi sempre il punto di partenza è il paesaggio vicino, quello che sta intorno a scuola o a casa, il paesaggio intorno a noi. Questo suggerimento trova riscontro nelle sollecitazioni della Convenzione Europea del Paesaggio, lì dove il focus è posto non tanto sui paesaggi eccezionali, quanto piuttosto sui paesaggi percepiti e vissuti dagli abitanti, cioè sui paesaggi della vita quotidiana. In chiave educativa, la “scoperta” dei paesaggi vicini dovrebbe consentire una riappropriazione e una ricollocazione consapevole del bambino-ragazzo nel proprio luogo di vita, grazie non solo alla conoscenza dei luoghi nella loro fisicità, ma anche ad una esplorazione dei modi in cui ad essi attribuiamo valore.
Ma avverto anche un rischio. Guardare e leggere il paesaggio intorno a me, colloca il mio “io” al centro di uno spazio, fa gravitare il mondo esterno attorno a me, rende centrale (assoluto?) il mio punto di vista; oppure produce una sorta di confine tra ciò che mi appartiene, è conosciuto, dominato e rassicurante e ciò che è oltre, ignoto, inesplorabile.
Penso tuttavia che questo rischio possa tradursi in un’opportunità educativa: possiamo cioè cercare di spostarci dal centro costituito dal nostro “io” ad un nuovo centro, collocato proprio sull’intorno, su quel confine che tra noto e ignoto, tra “mio” e “altrui”. Credo che non si tratti soltanto di allargare lo spazio geografico delle nostre esplorazioni, quanto piuttosto di cambiare prospettiva, di centrare l’attenzione sul rapporto tra il mio mondo e quello degli altri, tra il mio punto di vista e quello degli altri.
Allora, quando concentriamo l’attenzione sul paesaggio intorno a noi, ricordiamo che l’obiettivo è anche o soprattutto quello di far maturare una capacità di lettura dei paesaggi che permetta di esplorare mondi sempre nuovi, oltrepassando, spostando o cancellando confini.
 
Benedetta Castiglioni
 
Professore Associato di Geografia
Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità, Università di Padova
Tra le sue pubblicazioni: Castiglioni B., Varotto M., Paesaggio e Osservatori locali. L’esperienza del Canale di Brenta, Milano, Franco Angeli, 2013;Castiglioni B. (2012). Education on landscape for children. in Council of Europe. Landscape facets. Reflections and proposals for the implementation of the European Landscape Convention. p. 217-267, STRASBOURG: Council of Europe Publishing; Castiglioni B., Il paesaggio, strumento per l’educazione geografica, in Giorda C., Puttilli M. (a cura di), Educare al territorio - educare il territorio. La geografia per la formazione, Carocci editore, 2011, pp. 182-191.
 
 

 
 
Intorno  e suoni
Ora non voglio far altro che
ascoltare…
Odo tutti i suoni che si convogliano insieme,
si combinano, si fondono in fuga,
Suoni della città, suoni di fuori della città,
suoni del giorno e della notte…
 
(Walt Whitman, Il canto di me stesso[1])
 
Intorno a noi, ma soprattutto, parlando da didatta della musica, Intorno al bambino e al ragazzo, vi è un mondo di suoni.  
Siamo tutti immersi in un paesaggio sonoro, dalle caratteristiche inconfondibili, che ci parla della realtà che ci circonda.  E ognuno di noi porta dentro di sé, pur senza esserne consapevole, una serie di suoni che individuano l'ambiente in cui si è formato.
Schafer[2] osserva che i suoni plasmano la nostra personalità, sollecitano i nostri stati d'animo e condizionano la nostra vita affettiva, ma sono spesso ‘subiti’, mancando una educazione  utile a selezionare quelli che desideriamo conservare, privilegiare e quelli nocivi, fastidiosi che vogliamo eliminare.
“Io ritengo che migliorare il paesaggio sonoro del mondo sia assai semplice. Dobbiamo imparare ad ascoltare. E’ una abitudine che sembriamo aver perduto. Dobbiamo rendere l’orecchio sensibile al meraviglioso mondo di suoni che ci circonda”[3].
 
Maule Elita
 
(Phd), docente di didattica della musica al Conservatorio di Bolzano e formatrice con esperienze internazionali.
Tra le sue pubblicazioni: Fa la conta, dimmi una filastrocca, recita una poesia in lingua madre, seconda e lingua straniera, QuiEdit, Verona 2012; The Influence of Singing on 15-year-old Students School Performances in Mathematics, Science and Reading Comprehension. In: American Journal of Educational Research, 2013, Vol. 1, No. 8, Science and Education Publishing DOI:10.12691, 294-299; Suoni e musiche per i piccoli, Erickson, Trento 2009; Storia della musica. Come insegnarla a scuola, ETS, Pisa 2008; Insegnare storia della musica, Faenza, C.E.L.I., 1992; La diffusione del teatro d’opera nelle giovani generazioni. Strategie delle istituzioni operistiche europee e principi didattici divulgativi, Uniprint,  Friburg (CH) 2011; Musica, storia, territorio, Junior, Bergamo, 1999; Per una didattica attiva del paesaggio sonoro, Orff-Schulwerk Italiano, Brescia 2005; La musica dei cartoni, Junior, Bergamo 2001; Musica e apprendimento linguistico, Junior, Bergamo 2006; Parole, suoni e musiche, Junior, Bergamo 2007; La fabbrica dei suoni, Carocci, Roma 2008.
 
Link di approfondimento: Rivista telematica “Musicheria”: http://www.musicheria.net/
In particolare, le esperienze sui paesaggi sonori: http://www.musicheria.net/Ricerca/?s=paesaggi+sonori&x=0&y=0
 

Intorno e design
 
Intorno è l’inizio.
Ciò che contiene e mette in relazione gli oggetti, le persone, le azioni e i pensieri.
Un oggetto d’uso quotidiano è definito ed esiste grazie al fatto che è “circondato” e compreso.
Lo spazio più interessante, se non necessario, della progettazione coincide con le condizioni stabilite dall’intorno: dove, come e perché. La distanza e la vicinanza tra noi e gli oggetti è misurata dalla relazione reciproca, da un rapporto d’uso funzionale e affettivo.
Un oggetto deve contenere la capacità di suggerire azioni ed emozioni: ci aiutano a costruire le relazioni con gli altri in questo spazio che chiamiamo intorno. Come possiamo, infatti, prescindere dagli ambienti nel momento in cui pensiamo e progettiamo un oggetto?
Disegno o meglio progetto una matita: penso alla carta, al foglio, al quaderno, alle persone che la useranno, ai segni che traccerà, al legno e agli alberi, al minerale, al tavolo, alla densità della mina, alla comodità dell’impugnatura, all’aroma del cedro, alle sfumature, all’ombra e alla luce, alla memoria, alla mia infanzia e a tutti i bambini.
Penso alla scoperta e alla sorpresa. Penso al valore del limite.
E  penso che in fondo l’intorno può essere grandissimo: tutto il  mondo, da esplorare.
 
Marco Zito, architetto
 
Dal 1996 insegna Disegno Industriale del prodotto presso la facoltà di Design e Arti dello IUAV di Venezia. Docente invitato presso il centro di Disegno Industriale di Montevideo (Uruguay), presso il Centro San Marco di Kigali (Rwanda), presso IMC - Industrial Modernisation Centre de Il Cairo, (Egitto).
 
 

[1] Whitman, W. (1973), Il canto di me stesso. In Foglie d’erba, Torino, Einaudi, p. 72.
[2] Schafer, R.M. (1985), Il paesaggio sonoro, Unicopli-Ricordi, Milano.
[3] Schafer, R.M. (1998), Educazione al suono. 100 esercizi per ascoltare e produrre il suono, Ricordi, Milano, p.6.