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Ho visto un film - NL n° 9


  • Mark Herman, Il bambino con il pigiama a righe, 2008, USA
 
Nel 1942, Bruno è un bambino curioso di nove anni, figlio di un importante comandante nazista di un campo di sterminio. Dopo aver vissuto a  Berlino, il padre decide che tutta la famiglia si dovrà trasferire ad Auschwitz. Dalla finestra della sua camera, Bruno vede delle persone all'interno di un recinto con addosso un pigiama a strisce.
Un pomeriggio Bruno si avventura alla scoperta degli uomini in pigiama: arrivato al recinto di filo spinato fa la conoscenza di Shmuel, un bambino ebreo dall'altro lato della rete. Tra i due bambini inizia un'amicizia che  li terrà  insieme fino alla tragica fine.
 
 
 
 
  • Daniele Luchetti, Domani accadrà, 1987, Italia
 
Fantasioso e divertente quadro di civiltà di metà ‘800 in cui due butteri maremmani in fuga per rapina attraversano credibili ambientazioni storiche piene di contrasti.
Prima di venire travolti dalle insurrezioni risorgimentali del nord nel 1848, si imbattono in situazioni paradossali e personaggi stravaganti: popolani, banditi, preti e aristocratici, alcuni mossi da passioni ingenue talvolta crude, altri dall’utopia progressista. L’illuminista scommettitore sull’incivilimento del “buon selvaggio”, lo scienziato di tecnologie futuribili, che nel Giardino dell’Armonia concilia i ribelli “induttivi” e i prevedibili “deduttivi”. Mentre il protagonista giovane sperimenta la vita “fuori”, il maturo anela alla libertà oltre il Po.
 
 

  • Sergio Rubini, Il viaggio della Sposa, 1997, Italia
 
Nel Seicento, la nobildonna Porzia, deve essere condotta dal convento in cui è stata educata sino a Bari dal promesso sposo. Durante il viaggio, i briganti assalgono la scorta: unici superstiti rimangono la ragazza e lo stalliere Bartolo. Nel corso del loro lungo viaggio per raggiungere la meta, benché tanto diversi tra loro, si affacciano l'uno sul mondo dell'altro. Questo scambio, unitamente alle difficoltà superate insieme, farà nascere un sentimento d'amore impossibile confessare.  Per la giovane aristocratica, che aveva conosciuto la vita solo sui libri, si tratta dell'incontro con una realtà difficile nella quale però cerca di trovare i lati migliori.
 
 

 

  • Giorgio Diritti, Il vento fa il suo giro, 2005, Italia
 
Il film racconta dell’incontro-scontro della giovane famiglia di un ex insegnante francese, con la piccola comunità occitana di Chersogno sul Monviso, dove sceglie di vivere di pastorizia.
Il coraggioso tentativo di inserimento, in fuga dalla modernità e alla ricerca di uno stile di vita autentico, ha un effetto dirompente nella comunità chiusa e in via di estinzione, nella quale alimenta ostilità e rancori.
Il film è interessante sia per l’attenta indagine antropologica su fenomeni oggi realmente in atto non solo in quelle zone, sia per gli aspetti linguistici, occitano-italiano-francese, per l’esperta fotografia, per il cast di attori prevalentemente non professionisti.
 
 
 
 
  • Lasse Hallstrom, Amore, cucina e curry, 2014, USA
 
Uno scontro-confronto culinario tra due culture.
Hassan Kadam ha un talento innato per la cucina. Con il padre e il resto della famiglia ha lasciato l’India per un paesino nel sud della Francia, dove aprono un ristorante indiano: la Maison Mumbai. Ma quando Madame Mallory, proprietaria del ristorante stellato Le Saule Pleureur, viene a sapere dell’apertura di questo nuovo locale, cerca immediatamente di mandarlo in rovina, innescando una guerra tra i due ristoranti. Questa rivalità culinaria si protrarrà finché la passione del cuoco indiano per la cucina francese, il suo talento nel mescolare le due culture sposteranno l’ago della bilancia.

 

 
  • Piero Messina, L'attesa, 2015, Italia-Francia
 
Nel paese siciliano  si è appena tenuto un funerale e Anna  è stravolta dal dolore per la morte del figlio. Arriva però dalla Francia la giovane Jeanne, fidanzata con il figlio Giuseppe, la quale, quando riesce ad incontrarla, desidera sapere perché Giuseppe non si sia presentato per accoglierla. Riceverà risposte che occultano la verità perché la stessa è troppo dura per confessarla persino a se stessa.
Dichiarando la propria remota fonte di ispirazione in “La vita che ti diedi” di Pirandello il regista mette invece  in gioco la propria sicilianità (è nato a Caltagirone) depurandola immediatamente da qualsiasi notazione folcloristica.