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Parole da non perdere NL n° 10


 

Virtù: una questione di civiltà?

Il materiali della scuola (sussidiari e quaderni, ad esempio) sono da sempre documenti preziosi per capire un’epoca, un regime politico, una visione del mondo. Il dover usare un linguaggio adatto ai piccoli/e destinatari, costringe a semplificare il vocabolario, rendere essenziali i messaggi, trasparenti gli scopi, il pensiero, l’ideologia di riferimento. E il modello di educazione, di valori  e di virtù da imporre attraverso la scuola. 
 
L'era fascista fu creata, appunto, dal fascismo, adottando come data di inizio quella del giorno successivo alla marcia su Roma, che avvenne il 28 ottobre 1922. 
Il primo anno di quella che fu l'era fascista iniziava dunque il 29 ottobre 1922 e terminava il 28 ottobre 1923; il 29 ottobre 1923 iniziava il secondo anno, e così via. 
L'obbligo di aggiungere, in numero romano, l'anno dell'era fascista accanto a quello dell'era cristiana entrò in vigore a partire dal 29 ottobre 1927, in seguito a una circolare del 25 dicembre 1926.
 
 
 

Storia di un chicco di frumento

 

 
 

Compiti per le vacanze

 

 

 

Altre virtù (piccole?) quelle proposte da Natalia Ginzburg (1960):  suggerimenti ai genitori (e non solo) di fronte all’insuccesso scolastico dei propri  figli e figlie. E aggiungeva: “perché i ragazzi capiscano qual è la loro vocazione è necessario che i genitori abbiano, essi stessi, una vocazione”.
 
 

Non opprimere i figli con l'idea della scuola

Al rendimento scolastico dei nostri figli, siamo soliti dare un'importanza che è del tutto infondata. E anche questo non è se non rispetto per la piccola virtù del successo. Dovrebbe bastarci che non restassero troppo indietro agli altri, che non si facessero bocciare agli esami; ma noi non ci accontentiamo di questo; vogliamo, da loro, il successo, vogliamo che diano delle soddisfazioni al nostro orgoglio.
Se vanno male a scuola, o semplicemente non così bene come noi pretendiamo, subito innalziamo fra loro e noi la bandiera del malcontento costante; prendiamo con loro il tono di voce imbronciato e piagnucoloso di chi lamenta un'offesa. Allora i nostri figli, tediati, s'allontanano da noi. Oppure li assecondiamo nelle loro proteste contro i maestri che non li hanno capiti, ci atteggiamo, insieme con loro, a vittime d'una ingiustizia. E ogni giorno gli correggiamo i compiti, anzi ci sediamo accanto a loro quando fanno i compiti, studiamo con loro le lezioni.