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Ho letto un libro NL n.° 12


 
Narrativa per ragazzi
 
 
 
  • Irene Cohen-Janca, L'albero di Anne, Roma, Orecchio Acerbo, 2010, pp. 36
 
Un vecchio ippocastano è il muto testimone del tempo trascorso da Anne Frank nel nascondiglio della casa 263 di Priensengracht ad Amsterdam. In pagine delicatamente e allo stesso tempo tragicamente illustrate da Maurizio Quarello, l’albero racconta la nota vicenda di Anne fino alla sua morte. Il vecchio albero sta per essere abbattuto, ma sarà sostituito da un suo ramo: bella metafora della memoria che non si estingue se le radici ne hanno conservato il ricordo e lo hanno lasciato in eredità a chi è giovane oggi. I riporti sono tratti dal diario di Anna. Adatto a bambini dalla terza primaria.
 
 
 
 
  • Uri Orlev, Corri ragazzo, corri, Milano, Salani, 2003, pp. 201.
 
Racconto della storia vera di Yoram Friedman, di una fuga durata due anni. "Ti ordino di sopravvivere" gli aveva detto il padre prima di venire ucciso. Ha nove anni e fugge dal ghetto di Varsavia verso i boschi e le campagne dove passa da un gruppo di ragazzi fuggitivi come lui a case di contadini protettivi o malvagi e delatori. Per sopravvivere deve dimenticare di essere ebreo e vivere, povero, affamato, senza protezione, a un certo punto perfino senza un braccio perché non curato. Ma la corsa prosegue, e "il bambino biondo senza un braccio" rimane in mente come un'inesausta sfida alla morte. Adatto alla scuola secondaria.
 
 
 
 
  • Markus Zusak, La ladra di libri, Milano, Frassinelli, 2007, pp. 563
 
Disorienta, all'inizio, l’inattesa voce narrante: la Morte; poi la storia prende corpo e racconta di una ragazzina, Liesel, che attraversa l’inferno del nazismo e della guerra imparando a leggere e a fare dei libri (che ruba dai roghi o dalla casa del sindaco) un rifugio dell’anima. Condivide la stessa passione con un giovane ebreo, Max, tenuto nascosto in casa dai genitori adottivi, tedeschi.
Un libro scritto in alternanza di voci, scrittura, espedienti grafici e schizzi (quelli che Max disegnerà per lei) per farle comprendere, dove stia sia la vera forza del nazismo: un racconto dentro al racconto. La Morte non riuscirà a portarla via. Non in quel momento.
Per ragazzi della scuola secondaria e adulti.
 
 
 
 
  • Mi racconti, Spinea, Biblioteca Comunale Spinea (VE), 2004, pp.96.
 
La Biblioteca Comunale di Spinea (VE) in collaborazione con l’associazione “Figli della Shoah e della Comunità Ebraica di Venezia rappresentata dalla signora Marina Scarpa Campus, hanno varato il progetto  “Mi racconti” in occasione della Giornata della Memoria 2004. Sono state coinvolte le classi V delle scuole elementari di Spinea. Dalle testimonianze dirette di sei persone salvatesi dalla deportazione ai campi di sterminio, ogni classe con il proprio insegnante ha elaborato collettivamente un testo, secondo il proprio stile, trasformandolo in un racconto. Con i disegni sono stati raccolti in questa piccola pubblicazione che resterà patrimonio comune per le scuole di Spinea.
 
 
Altri contributi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Testimonianze
 
 
 
  • Primo Levi, Io che vi parlo. Conversazione con Giovanni Tesio, Torino, Einaudi, 1960, pp.122.
 
Una fitta conversazione che Primo Levi ha intrecciato nel 1987 con Giovanni Tesio: domande discrete e mai troppo incalzanti a cui Levi risponde con una disponibilità vigilata ma a tratti molto esplicita, che spariglia il risaputo, lasciando trasparire un lato di sé più intimo. E ci regala un dialogo intenso che corre sul filo della memoria, carico di vita, di storie e di Storia; un dialogo che si interrompe proprio prima di Auschwitz. Una interruzione dovuta alla morte improvvisa di Levi.
Una conversazione in cui l'uomo, il testimone, il chimico e lo scrittore si saldano insieme mirabilmente, componendo una preziosa autobiografia.
 
 
 
 
 
 
  • Olga Neerman, Ebrei per caso, Venezia- Mestre, Stamperia Cetid, 2010, pp.175.
 
Tutto ebbe inizio tanti anni fa, quando i miei quattro nipoti erano ancora abbastanza piccoli per avere la voglia e il tempo d'ascoltare una nonna che per più di sessant'anni aveva evitato di avventurarsi in certi argomenti.
"Per diffidenza - dice Amos Oz - o per sconcerto o per vergogna. Né bene, né male. Non una parola. Ogni tanto ci si dimenticava perfino del perché, in fondo, fosse meglio dimenticare. Ciononostante tutti ricordavano molto bene, ma in silenzio, che era meglio non ricordare."
Sollecitata da suo nipote Marci  - “Nonna mi racconti “la storia ?” – Olga Neerman rompe questo silenzio.
 
 
 
 
 
  • Dawid Rubinowicz,  Il diario di David Rubinowicz, Torino, Einaudi, 1960, pp.96.
 
Figlio di una modesta famiglia ebraica di lattai crebbe nel villaggio di Krajno nella Polonia centrale. Come gli altri ebrei polacchi, dopo l'invasione tedesca del 1939, subì le pesanti discriminazioni imposte dal nazismo, venendo costretto a lasciare la scuola ed affrontando enormi difficoltà nella vita quotidiana.
Nel diario, scritto quando David  aveva dodici anni, sono narrate le tragiche vicende del suo villaggio occupato dai tedeschi, tra il 1940 e il 1942.
Un  resoconto oggettivo, privo di interventi personali, dalle cui pagine traspira il sentore dell'incubo che, come anche David sapeva bene, minacciava il suo popolo e i suoi cari.
 
 
 
 
Approfondimenti storiografici
 
 
 
  • David Bidussa, Dopo l'ultimo testimone, Torino, Einaudi, 2009, pp.131.
 
Dieci anni dopo la sua istituzione ufficiale, il Giorno della memoria ha ancora un futuro oppure il suo contenuto si è già esaurito? Che efficacia può avere, oggi, il racconto degli ultimi testimoni? E avere ascoltato tante volte il racconto di quell'orrore ci ha reso davvero più consapevoli e attrezzati dinanzi al rischio di una sua ripetizione?
David Bidussa indaga la retorica della memoria pubblica, senza fare sconti ai suoi meccanismi rituali e alle sue debolezze. Lo fa guardando al momento in cui non ci sarà più nessuno a raccontarci di aver visto con i propri occhi l'orrore dei massacri.
 
 
 
 
 
 
  • Mario Avagliano e Marco Palmieri, Di pura razza italiana, Milano, Baldini & Castoldi, 2013, pp.448.
 
Alla fine degli anni Trenta, con la conquista dell’Etiopia e la proclamazione dell’Impero, l’Italia fascista sente il bisogno di affiancare alla nuova coscienza imperiale degli italiani, anche una coscienza razziale. Dal «razzismo africano» si passerà all’antisemitismo, e nel 1938 in pochi mesi si arriverà alle leggi razziali che equivalsero alla «morte civile» per gli ebrei, banditi da scuole, luoghi di lavoro, esercito, ed espropriati delle loro attività.
Diari, lettere, carteggi e rapporti dei fiduciari della polizia politica, del Minculpop e del Pnf  sono le fonti usate dagli autori per scandagliare l’atteggiamento della popolazione di fronte alla persecuzione dei connazionali ebrei.
 
 
 
 
  • Georges Bensoussan, La Shoah in 100 mappe. Lo sterminio degli ebrei d'Europa, 1939-1945, Gorizia, Libreria Editrice Gorizia, pp.186.
 
Autori del volume lo storico Georges Bensoussan – studioso di storia culturale europea, responsabile del Mémorial de la Shoah – e Mélanie Marie che ha realizzato le cartografie.  Mappe e tabelle  non sono accessorie didascalie ma pagine testuali vere e proprie,  che fissano, una volta per tutte, con l’asettica freddezza dei numeri, quello che le parole non sempre sono riuscite a quantificare. Incasellati in griglie, cartine e grafici i numeri affermano, al di là di ogni approssimazione per eccesso o per difetto, quello che tante parole hanno troppo spesso tentato di negare o minimizzare. Una domanda su tutte: come è potuto accadere?
 
 
 
 
 
 
  • Marcello Pezzetti, Il libro della Shoah italiana: i racconti di chi è sopravvissuto, Torino, Einaudi, 2009, pp.490.
 
Più di cento sopravvissuti raccontano la loro storia, componendo un grande racconto corale dell'ebraismo italiano. Dal mondo di prima, l'infanzia, la scuola, alle leggi antiebraiche e alla conseguente catena di umiliazioni. E poi l'occupazione tedesca, gli arresti, le detenzioni, la deportazione. Complessivamente nel 1943 venne deportato circa un quinto degli ebrei residenti sul territorio italiano: oltre 9000 persone. Nella quasi totalità dirette ad Auschwitz.
Ma chi erano gli ebrei italiani? All'inizio degli anni Trenta erano circa 45 000 persone; le comunità più consistenti: Roma Milano, Trieste, Torino, Firenze, Venezia e Genova, in generale fortemente integrate nel tessuto sociale del Paese.
 
 
 
 
 
  • Michele Sarfatti, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani d’oggi, Torino, Einaudi, 2006, pp.102.
 
Articolato in quindici paragrafi  e completato da un'ampia appendice, questo testo è una vera e propria guida alla conoscenza e alla consapevolezza di una delle pagine più tristi della storia italiana.
Destinato innanzitutto al mondo della scuola e a coloro che desiderano un'illustrazione sintetica, seria e scientificamente adeguata, il volume contiene alcuni brani (ad esempio quelli sulla cessazione della vicenda storico-nazionale italiana nel 1938, sulle cause di politica interna della persecuzione, sulla sua caratterizzazione «biologica» prima che «spirituale») che offriranno anche agli studiosi elementi per riaccendere il mai sopito dibattito su fascismo e storia d'Italia e su fascismo e nazismo.
 
 
 
 
La bibliografia degli studi consacrati sulla Shoah è ormai immensa. Quella che viene qui proposta comprende solo, in modo selettivo, volumi pubblicati in lingua italiana a partire dalla metà del Novecento.
 
 
 
Altri contributi
 
 
 
 
  • Francesca Recchia Luciani, Claudio Vercelli, Pop Shoah? Immaginari del genocidio ebraico, Genova, Il Nuovo Melangolo, 2016, pp.187.
 
Come è accaduto per altri eventi storici, anche nel caso della Shoah l'industria culturale globale ha contribuito significativamente alla costruzione di molteplici immaginari collettivi, nei quali occupa ormai una posizione di assoluto rilievo, non solo per le innumerevoli opere letterarie, filmiche, teatrali che vi si ispirano, ma anche per la crescente attenzione rivolta ai musei e ai luoghi della memoria. Ciò ha prodotto due conseguenze: da un lato, lo sterminio degli ebrei è assurto a paradigma del "male assoluto", dall'altro rischia di trasformarsi sempre più in "merce di consumo", esposta a ricostruzioni di circostanza, ma anche a manipolazioni e negazioni.
 
 
 
 
 

 
  • Elena Loewenthal, Contro il giorno della Memoria, Torino, Add editore, 2014, pp.96.
 
«Altro che Giorno della Memoria. Ci vorrebbe quello dell’oblio, per me. O almeno la possibilità di sistemare tutta quella memoria su una nuvola, come si fa adesso. Non perché sia vuoto, anzi. L’oblio non si fa con il vuoto, ma con il pieno, come il troppo pieno. È una forma di difesa dall’angoscia, una pulsione di vita, l’oblio: così spiega Simon Daniel Kipman in L’Oubli et ses vertus. Anche lui, che è psicoanalista, al dovere della memoria contrappone il diritto all’oblio e soprattutto il diritto alla trasformazione in tracce meno tossiche e più confortevoli dell’«iscrizione traumatica e traumatizzante del ricordo».
 
 
 
 
 
  • Luigi Meneghello,Promemoria. Lo sterminio degli ebrei d’Europa,1939-1945, Bologna, il Mulino. 1994, pp.105.
 
Il saggio è il resoconto dettagliato del libro di Gerald Reitlinger sulla “Soluzione Finale” della questione ebraica ad opera dei nazisti (1939-1945).
“La lettura del libro ebbe su di me un effetto sconvolgente. Io avevo notizie personali e dirette su due dei luoghi chiave, Auschwitz nel 1944, e Belsen nei primi mesi del 1945, ma non avevo mai voluto fare veramente i conti con la realtà ultima dei fatti, guardare in faccia il mostruoso insieme della cosa. Ora per la prima volta capivo il senso generale e la natura profonda di quegli eventi. Erano eventi incredibili e insieme orribilmente documentabili".
 
 
 
 
 
  • Paolo Nori, Si sente? Tre discorsi su Auschwitz, Milano, Marcos y Marcos, 2014, pp.181.
 
Si sente? è una raccolta di tre discorsi tenuti da Paolo Nori, dal 2009 al 2013, a Cracovia nell’ambito di Un treno per Auschwitz, un progetto che porta i ragazzi delle scuole nei luoghi della Shoah organizzato dalla Fondazione Fossoli. Le riflessioni di Nori partono da un’osservazione frequentemente condivisa, che la Giornata della Memoria sia fatta per ricordare a prescindere, senza porsi molte domande in merito, senza approfondire, senza sapere che cosa significhi ricordare.
L’intento è cercare di cambiare questa tendenza, provando a donare un nuovo senso al nostro rapporto con la memoria dell’Olocausto e con temi ad esso affini.
 
 
 
 
Narrativa e non solo
 
 
 
 
  • Avrom Bendaviv-Val, I cieli sono vuoti. Alla scoperta di una città scomparsa, Parma, Guanda, 2013, pp.206.
 
Il villaggio di Trochenbrod, una cittadina ebraica molto speciale, sorgeva in una radura tra le foreste, lontano dalle grandi vie di comunicazione. Per sfuggire alle politiche vessatorie del governo zarista, a inizio Ottocento un gruppo di famiglie ebree si stabilì in una zona paludosa dell'odierna Ucraina occidentale e, dopo qualche rudimentale opera di bonifica, cominciò a coltivarne la terra. Esempio unico nella storia di una cittadina completamente ed esclusivamente ebraica. L'invasione nazista del 1941 travolse l'armonia di quel villaggio. Gli abitanti vennero trucidati, le case rase al suolo, la città scomparve. La Soluzione finale ebbe qui la sua realizzazione perfetta.
 
 
 
 
 
  • Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata, Parma, Guanda 2004, pp. 336.
 
Un caso singolare in cui, probabilmente, è consigliabile vedere il film e poi leggere il libro. Lo stile nuovo di Safran Foer, di continui rinvii tra presente e passato possono disorientare. Il film mette in ordine, abbastanza fedelmente, la vicenda che il libro racconta: la ricerca di una memoria affidata ad una foto sbiadita che per un ragazzo ebreo diventerà la traccia per ritornare alle origini della propria famiglia sterminata a Trochenbrod, in Ucraina, cittadina totalmente abitata da una comunità ebraica e rasa al suolo dai nazisti. Straordinaria la figura dell’unica sopravvissuta che ha raccolto e classificato in centinaia di scatole le tracce della comunità. Un archivio della memoria. Casomai.
 
 
 
 
  • Art Spiegelman, Maus, Torino, Einaudi, 2010, pp.290.
 
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni della guerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all'Olocausto, e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile di suo padre. Una piccola struggente storia famigliare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto: gli ebrei sono topi, i nazisti, gatti.
Una scelta provocatoria per illustrare con la massima intensità la terribile tragedia delle vittime della persecuzione nazista.
Maus è stato insignito nel 1992 del prestigioso premio Pulitzer.
 
 
 
 
 
 
 
  • Patrick Modiano, Dora Bruder, Guanda, Parma, 1998, pp.144. 
 
31 dicembre 1941. Sul «Paris-Soir» appare un annuncio: si cercano notizie di una ragazza di quindici anni, Dora Bruder. A denunciarne la scomparsa sono i genitori, ebrei emigrati da tempo in Francia. Quasi cinquant’anni dopo Patrick Modiano si imbatte in quelle poche righe di giornale, in quella richiesta d’aiuto rimasta sospesa. Non sa niente di Dora, ma ne è ugualmente attratto: cerca di ricostruirne la vita, i motivi che l’hanno fatta scappare, cerca di immaginare le sue giornate nel periodo della fuga. A poco a poco ricompone la storia dei Bruder, dalla nascita della ragazza fino al tragico epilogo finale.
 
 
 
Didattica
 
 
 
  • Recchia Luciani Francesca, La Shoah spiegata ai ragazzi, Genova, Il Nuovo Melangolo, 2014, pp.101.
 
Come è stato possibile che nel cuore della civile Europa milioni di uomini, donne e bambini siano stati sterminati solo perché ebrei? Quali furono le ragioni profonde che spinsero i nazisti a pianificare uno dei più grandi genocidi della storia dell'umanità? Consapevole che chi non conosce il proprio passato è destinato a riviverlo, l'autrice cerca di rispondere a queste domande, fornendo al lettore tutte le informazioni e gli strumenti culturali per poter comprendere un evento così tragico, e ricostruendo le tappe di un percorso che dallo strisciante antisemitismo di inizio Novecento conduce ai forni crematori e alle camere a gas.
 
 
 
 
 
  • Elena Loewenthal, L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Milano, Bompiani, 2002, pp.96.
 
In meno di cento pagine, Elena  Loewenthal enuclea i concetti fondamentali dell’ebraismo: "Mi piacerebbe che questo libro circolasse nelle scuole, perché quella italiana non è mai stata una società pluralistica. È importante sapere che gli altri possono conservare la propria identità senza che tu debba perdere la tua".
Il libro prende le mosse da una situazione familiare. La sera di Pasqua una famiglia ebraica è riunita intorno alla tavola, con al centro il piatto rituale: erbe amare e dolci, zampetto d’agnello e uovo, pane azzimo, datteri e mele. Rimbalza allora una domanda: "Che cosa rende questa sera diversa dalle altre?"
 
 
 
 
  • Annette Wieviorka, Auschwitz spiegato a mia figlia, Torino, Einaudi, 1999, pp.81.
 
Perché i nazisti spesero tante energie per sterminare milioni di uomini, donne e bambini, soltanto perche erano ebrei? Perché Hitler riteneva gli ebrei la maggiore minaccia per il Terzo Reich? Chi sapeva quello che succedeva e chi poteva fare qualche cosa? Perché gli ebrei non hanno opposto resistenza?
Annette Wieviorka (storica e direttrice del il Centro nazionale per la ricerca scientifica alla Sorbona di Parigi. risponde alle domande di sua figlia Mathilde su Auschwitz e la distruzione degli ebrei d'Europa. Un dialogo serrato e puntuale, con domande che esprimono l'incredulità di chi non può concepire l'assurda tragedia dei lager nazisti.
 
 
 
  
 
 
 
  • Francesco Bussi, Cristina Minelle, Lorena  Rocca (a cura di), Storia e geografia. Idee per una didattica congiunta, Roma, Carocci, 2016, pp.260.
 
Il volume intende condividere e mettere a disposizione della comunità scientifica e scolastica strumenti operativi e indicazioni concrete per la didattica congiunta della storia e della geografia, due discipline con molti elementi in comune e il cui connubio risale alle loro stesse origini. Le ipotesi didattiche e le riflessioni offerte nel libro esplorano alcuni modi di costruire l’unità di spazio e tempo (cronotopo) e si soffermano sulla concretezza degli oggetti geografici, entrando nelle forme della discorsività e nei presupposti da cui partono l’osservazione e l’analisi. L’obiettivo formativo è di radicare forme del sapere aperte alla pratica di interrogarsi sul mondo. Si segnala, tra gli altri, il contributo di Nadia Paterno, docente dell’IC di Spinea 1 (VE): Riflessioni e proposte per un curricolo verticale di storia e geografia.
 
 
 
 
 
  • L'Esde: fascicoli di studi e cultura - Storia del miranese, veneziano e trevigiano.
 
L’Esde è un periodico (con cadenza annuale) di storia locale del veneziano, del trevigiano e del miranese. L’ultimo numero 11 (351 pagine) è dedicato al 70° anniversario del diritto di voto alle donne e al 150° dell’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Molte le donne presentate nel volume: Anna Garofalo, Tina Anselmi, Ida D’este Ada Pagello Antonini con numerosi approfondimenti sui contesti locali anche in relazione al tema dell’annessione veneta.
Tra gli altri, si segnala il  contributo di Silvia Ramelli sulla ricerca storico-didattica realizzata nella scuola media su un registro dell'archivio parrocchiale di Peseggia (VE) per il periodo 1794 – 1804.