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Ho letto un libro - NL n° 8


Opere generali

  • Walter Barberis (a cura di), Storia d'Italia. Annali 18. Guerra e pace, Einaudi, Torino, 2002, pp. 951
Guerra e pace, di là dalla riflessione filosofica o dalla trasfigurazione letteraria, rimangono condizioni storiche e dimensioni dell'esistenza, e, nelle loro correlazioni particolari, offrono una visuale per indagare la vita, cioè le condizioni materiali e la cultura, di un popolo. Sono cioè territori buoni per la storia. Su di essi si muove questo volume (sono presenti 23 contributi di studiosi italiani: un insieme di sguardi e  di prospettive non necessariamente coerenti), che ha lo scopo di assumere alcuni rapporti meno evidenti e consueti tra guerra e pace per fare storia, cioè per offrire un'ulteriore possibile interpretazione della fisionomia degli italiani.
 
 

  • Luigi Bonanate, La guerra, Ed. Laterza, Roma- Bari, 2011, pp. 172
Sulla base di questioni semplici e immediate (che cosa è la guerra, come si fa la guerra, perché si fa la guerra, che cosa significa la guerra) l'autore ripropone il proprio percorso di sistematizzazione dei nodi teorici e dei dibattiti sui conflitti tra Stati, in vista di una apertura del discorso a quelle nuove realtà che fanno sì che la guerra oggi non possa più essere definita in base a criteri noti e stabili.  La guerra ha assunto storicamente molteplici forme: aldilà delle molteplici forme e modalità di svolgimento contingenti, come può essere definita? In base a quali criteri?
 

Indice
http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842095514

Per approfondire, leggi il contributo di L. Bonanante Il futuro della guerra e le guerre del futuro
http://www.treccani.it/enciclopedia/il-futuro-della-guerra-e-le-guerre-del-futuro_(XXI_Secolo)/

 
       
  • V. Davis Hanson, Massacri e cultura. Le battaglie che hanno portato la civiltà occidentale a dominare il mondo, Milano, Garzanti, 2002, pp.571
La supremazia militare dell'Occidente è ormai da secoli un fatto indiscutibile. Victor Davis Hanson indaga le ragioni e i modi di questa affermazione raccontando nove celebri battaglie, da Salamina nel 480 a.C. all'offensiva del Tet nel 1968. Nello scontro decisivo il verdetto della storia emerge con logica ineluttabile: solo lì si possono cogliere in tutta la loro potenza le ragioni di una supremazia che investe aspetti economici, tecnologici, logistici, culturali…
A determinare se dopo l'ora fatale del combattimento migliaia di giovani, in gran parte innocenti, saranno vivi o a brandelli, è la cultura entro la quale si muovono gli eserciti.
 
 

  •   Jeremy Black, Breve storia della guerra, Bologna, Il Mulino,  2011, pp. 208
Perché l'uomo combatte? Che cosa determinò il successo delle legioni romane? E si perverrà mai alla "fine delle guerre"? Il volume offre una sintesi complessiva del ruolo e delle forme della guerra nelle società umane. Adottando una originale prospettiva non eurocentrica ma globale, con particolare attenzione per il mondo islamico e l'Asia orientale, Black (insegna Storia nell'Università di Exeter ed è autore di numerosi libri di storia inglese ed europea) ripercorre l'evoluzione delle politiche, delle strategie, dei modi di combattere nell'antichità, nel Medioevo, nella prima età delle armi da fuoco e delle rivoluzioni, nell'epoca dell'imperialismo europeo e nell'odierno mondo globalizzato.
 
 
 
  • Yvon Garlan, L'uomo e la guerra, 2012, versione digitale in formato ePub con DRM
 
Atene in età classica si dedicò alla guerra in media più di due anni su tre, senza mai godere della pace per dieci anni di seguito. Dal punto di vista archeologico, si ricorderanno parallelamente le fortificazioni erette attorno ai principali centri di residenza e di potere e quelle nelle campagne: torri di guardia o per abitazione, posti di controllo, rifugi – senza dimenticare che la maggioranza di monumenti e di opere d’arte che ornavano sacrari e luoghi pubblici altro non erano che offerte di vincitori. La documentazione epigrafica mostrerà il carattere temporaneo e precario dei trattati che mettevano fine alle ostilità.
 
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Storia Antica

  • Harry Sidebottom, La guerra nel mondo antico, 2014, Bologna, Il Mulino,  pp. 192
Si parla comunemente di un’«arte occidentale della guerra» che, nata nella Grecia antica ed evolutasi in età romana, costituirebbe tuttora il tratto distintivo, dal punto di vista militare  (e non solo), della nostra civiltà. Precisando quanto vi è di ideologico e quanto di reale in tale immagine, il volume racconta e discute con vivacità questo stile di combattimento (strategia, formazioni, tattiche), così come trovava espressione nello scontro con nemici orientali o «barbari». Ne emerge il ruolo centrale della guerra nel mondo antico (con particolare riferimento a quello greco e romano), così come la sua influenza sulla cultura e la società.
 
 
 
  • Moses I. Finley, Guerra e impero, in Id., Problemi e metodi di storia antica, Roma/Bari, Laterza, 1987, pp. 105-135
Si può calcolare che la sola Atene fu in guerra, mediamente, più di due anni su tre nel periodo fra le Guerre Persiane e la sconfitta subita ad opera di Filippo di Macedonia nel 338 a. C. Le statistiche romane sono particolarmente impressionanti. Secondo un altro calcolo oltre la metà di tutti i cittadini romani prestava regolarmente servizio nell'esercito per sette anni agl'inizi del secondo secolo a. C. Indipendentemente dalle sfumature ideologiche, era universalmente accettata nell'antichità l'idea che la guerra fosse una condizione naturale della società umana. Né storici né filosofi si posero mai la domanda: «perché la guerra? ».
 

 

Storia Medievale
 
  • Franco Cardini, Quell'antica festa crudele. Guerra e cultura della guerra dal Medioevo alla Rivoluzione francese,  Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 520
Questo libro approfondisce il vasto tema della guerra non solo dal punto di vista dell’evoluzione tecnica e strategica ma anche e soprattutto da quello dell’ideologia e della mentalità: insomma della sua «cultura». Com’era, quale posto aveva nella vita delle società, come la vivevano gli uomini che la facevano e la subivano. Spaziando in un lunghissimo arco di tempo che va dall’Alto Medioevo alle soglie dell’età contemporanea, Cardini racconta di un mondo in cui la guerra era una presenza consueta eppure, in fondo, molto meno devastante di quanto saranno le guerre di un’epoca più «umanitaria» e pacifista qual è la nostra.
 
 
 
 
  • Philippe Contamine, La guerra nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 440
Per dieci lunghi secoli la guerra ha condizionato quasi ininterrottamente la vita politica, sociale ed economica dell’Europa occidentale. Il libro, ormai un classico negli studi sull’argomento, racconta la guerra medievale dai più diversi punti di vista: l’arte militare, l’armamento, il reclutamento, gli eserciti, le implicazioni morali e religiose, le connessioni con la vita sociale, politica ed economica; e traccia un’evoluzione storica che va dalle scorrerie dei barbari alle crociate, alle grandi guerre di fine Quattrocento.
La guerra medievale in parte fu erede della guerra antica, così tra le guerre medievali e quelle dell'età moderna non vi fu soluzione di continuità.

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Storia Moderna e Contemporanea

  • John Keegan, Il volto della battaglia. Azincourt, Waterloo, la Somme: la guerra dal punto di vista di chi combatte, Milano, Il Saggiatore, 2001, pp. 392
«Ho scelto tre battaglie che descriverò nei particolari per indicare come e perché gli uomini, che si sono trovati ad affrontare armi bianche e da fuoco, controllano la propria paura e affrontano la morte.»
Il volto della battaglia non tratta di generali e strateghi, ma racconta la storia militare attraverso gli occhi di chi combatte. Cosa provano i soldati al culmine dello scontro? Cosa li spinge a continuare a combattere rischiando di rimanere feriti o di morire? Per rispondere John Keegan analizza le condizioni fisiche di tre campi di battaglia e lo stato d’animo degli uomini coinvolti nei diversi conflitti.
 
 
 
  • PAROLECHIAVE, Guerra, n. 20-21, Donzelli editore, Roma, 1999, pp.396
Pubblicato all’indomani della partecipazione italiana alla guerra del Kosovo (1996-1999), il numero della rivista Parolechiave dedicato alla guerra vuole proporre un ripensamento importante  delle tipologie  e dei perché profondi della guerra.  Il fascicolo si apre con una tavola rotonda  a partire dal saggio di A. Ferrara sullo statuto etico della guerra a difesa dei diritti umani, della guerra umanitaria, dove il ricorso alle armi è “decisione non già legittima, […] ma eticamente obbligata”.
Tra i molti contributi pubblicati (dall’antropologia, alla politologia, alla filosofia, al diritto), si segnalano gli articoli di  D. Bidussa, D. Gagliani, M. Di Giovanni, G. Ranzato.
 
 
 
 
  • Anna Bravo, Annamaria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, 2000, pp. 236
Dall'osservatorio di Torino e delle campagne piemontesi e attraverso narrazioni biografiche e documenti d'archivio, il  libro racconta storie che la storia non ha saputo raccontare, e si interroga sulla guerra come scorciatoia o barriera alla modernizzazione, su violenza o rifiuto della violenza, sul perché si scrive tanto su resistenza armata e strategie politiche, tanto poco su resistenza civile e lotte spontanee; tanto di uomini, tanto poco di donne.
“La rappresentatività che speriamo di aver colto riguarda i molti modi in cui donne e uomini sono stati - o non sono stati - soggetti della propria vita e dei propri pensieri”.
 
 
 
  • Mario Isnenghi, Le guerre degli Italiani. Parole, immagini, ricordi 1848-1945, Bologna, Il Mulino, 2005, pp. 416
Da quelle d'indipendenza alla seconda guerra mondiale per cento anni le guerre sono state, per l'italiano comune, il punto d'incontro con la grande Storia; per cento anni ogni generazione ha avuto la sua guerra da combattere, da descrivere, da ricordare. Isnenghi propone un viaggio all'interno di questo discorso sulla guerra, suddividendolo in maniera assolutamente originale, non secondo la cronologia, ma secondo il genere delle testimonianze: i comizi, i proclami, i canti (dai cori al café chantant), le immagini (la pittura, la fotografia, i manifesti), i giornali, la letteratura, le lettere dei soldati, i monumenti, i musei, i nomi delle vie.
 
 
  • Aurelio Lepre, Guerra e pace nel XX secolo. Dai conflitti tra Stati allo scontro di civiltà, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 544
Densa ricostruzione della storia del Novecento, centrata intorno ad alcuni concetti-chiave come passato e presente, pace e guerra, civiltà e civilizzazione, comunità e società, individualismo e appartenenza. Aurelio Lepre segue le vicende del XX secolo sul duplice piano degli avvenimenti e delle idee. Al centro dell'attenzione non c' solo l’ Occidente, ma anche il mondo extraeuropeo. Nel corso del secolo, i conflitti fra stati e ideologie hanno preparato gli odierni scontri fra civiltà: perché non si trasformino in guerre è necessario promuovere - avverte l'autore a conclusione dell'opera - un processo illuministico di civilizzazione, respingendo la celebrazione delle singole civiltà.
 
 
 
 
  • Enzo Traverso, La violenza nazista - Una genealogia, Bologna, Il Mulino,  2010, pp. 220
Lo sterminio nazista degli ebrei è visto perlopiù come evento senza precedenti nella storia europea, barbarie nel cuore della nostra civiltà. Enzo Traverso intende mostrare invece in quale misura l'Europa dell'Ottocento, l'Europa del capitalismo industriale, dell'imperialismo, del colonialismo, del darwinismo sociale, dell'eugenismo, sia stata in realtà il laboratorio del nazismo. I campi di sterminio furono espressione della razionalità produttiva e amministrativa del mondo moderno. Il nazismo coniugò questa "modernità" materiale con una cultura, anch'essa ottocentesca, fatta di stereotipi razzisti e antisemiti, della legittimazione dei genocidi coloniali, di una nuova immagine dell'ebreo degradato a metafora di una malattia del corpo sociale.
 
 
 
  • Jeremy Black, Le guerre nel mondo contemporaneo , Bologna, il Mulino, 2006, pp. 248
Questa sintesi offre un panorama generale di tutti i conflitti sulla scena globale dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, in una  narrazione che li inquadra in una cornice interpretativa nuova. Secondo Black infatti la Guerra fredda ha uniformato nel paradigma tipicamente occidentale dello scontro fra Est e Ovest una quantità di situazioni diverse, particolarmente nel Terzo mondo, che a tale paradigma in realtà non erano riconducibili. La prospettiva qui adottata porta viceversa un'inedita attenzione ai paesi in via di sviluppo e alle specificità dei conflitti là combattuti secondo logiche, strategie, mezzi altri rispetto a quelli della guerra tradizionale.
 
 
 
 
  • Mario Isnenghi, Passati remoti. 1914-19. Due saggi sulla Grande Guerra. Edizioni dell’Asino,  2014, pp. 100
In questi due saggi Isnenghi riscostruisce un’epoca e le sue contraddizioni, lontano dalle interpretazioni di comodo.
La loro riproposta riguarda il bisogno di capire quello che la scuola e la cultura ufficiale ci hanno mistificato o nascosto: la storia politica dell'Italia che decise di entrare in guerra, le ragioni o gli interessi dei gruppi in campo, le smanie retoriche e i narcisismi irresponsabili degli intellettuali, la cecità e il disinteresse della classe dirigente per i costi che una guerra avrebbe comportato, prima di tutto in vite umane di giovani, di contadini, di operai, di analfabeti che ben poco sapevano dell'Italia.
 
 
 
 
  • Mary Kaldor, Le nuove guerre. La violenza organizzata nell'età globale, Roma, Carocci, 2001, pp. 188
In Ruanda come nella ex Jugoslavia, in Medio Oriente come nell'ex Unione Sovietica, si è assistito in questi anni all'esplosione di un nuovo genere di conflitti, proprio nel momento in cui all'orizzonte sembrava profilarsi un "nuovo ordine mondiale". Quali le cause e le caratteristiche di queste nuove guerre? Nell'epoca della globalizzazione, sostiene l'autrice, la guerra non è più monopolio degli stati nazionali: al posto della guerra c'è un nuovo tipo di violenza organizzata (sintomo di questa situazione è il mutato rapporto tra vittime militari e civili), nella quale confluiscono ragioni militari e criminalità, economia illegale e violazione dei diritti umani.
 
 
 
 
 
 
  • Marnie Campagnaro (a cura di), La grande guerra raccontata ai ragazzi, Donzelli, Roma, 2015, pp. 202

Il volume curato da Marnie Campagnaro indaga il tema del conflitto attraverso tre saggi e una panoramica sulle uscite editoriali più recenti per bambini e ragazzi. La prima parte è dedicata a Infanzie e guerre con interventi di Ilaria Filograsso e di Marnie Campagnaro, accompagnati da Nani, pinocchi e piccoli alpini. Il racconto della guerra di Walter Fochesato e Guerra: “piccoli uomini” su grande schermo di Davide Boero. La seconda parte è dedicata a Storie sulla Storia. Il primo conflitto mondiale nella letteratura per bambini e ragazzi. Analisi di opere narrative e albi illustrati di Marnie Campagnaro e Michela Marafini.

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NARRATIVA
 
 
  • Giuseppe Boschet, La Grande Guerra negli occhi di un bambino, DBS Edizioni, Seren del Grappa, 1997, pp. 60

Seren del Grappa (BL)  al tempo dell’occupazione del 1917-18. Giuseppe Boschet aveva tre, quattro anni ed aveva vissuto accanto ai tedeschi invasori una serie di drammatiche esperienze che gli si erano impresse nella memoria. Quando, dopo la guerra, la maestra gli chiese di raccontare i suoi ricordi il bambino li scrisse in forma di diario. Il quaderno è stato stampato in forma anastatica dall’originale e conserva dunque gli errori, le parole dialettali e… le macchie. Si è voluta così rispettare l’originalità del documento. Nella semplicità ingenua del suo racconto si coglie il senso di una testimonianza originalissima sulla Grande Guerra.

 
 
 
  • Chiara Carminati, Fuori fuoco, Milano, Bompiani 2014, pp. 204
Tre persone e una bicicletta camminano per le strade di Udine in un pomeriggio di settembre. Con loro camminano le vicende storiche della città – i bombardamenti durante la Grande Guerra, il deposito di munizioni saltato in aria nell’agosto del 1917 su cui cadde il silenzio della censura, le storie dei singoli venute alla luce dai documenti, dai racconti – e la storia di Jolanda, che tra quelle strade avrebbe benissimo potuto camminare e costruire il suo futuro da ostetrica.  Sotto gli specchi del Caffè Caucigh, Jolanda si somma e si mescola a suggestioni, vecchie fotografie, racconti di famiglia, scelte e silenzi.

Leggi la recensione  https://biblioragazziletture.wordpress.com/2014/09/08/fuori-fuoco/

Vai al sito di Chiara Carminati  http://www.parolematte.it

 

  • Sebastiano Vassalli, Le due chiese, Einaudi, Torino, 2010, pp. 316
A Rocca di Sasso - un paese di fantasia «imitato dal vero» sulla base dei tanti villaggi delle nostre Alpi - il tempo sembra non passare mai.
All'ombra del Macigno Bianco formicola la vita degli abitanti del villaggio, con i suoi piccoli e grandi andirivieni, dalla Prima guerra mondiale ai giorni nostri.
Vassalli disegna i caratteri e tesse i destini  di questo piccolo mondo. Intorno  ai due personaggi principali vive tutta la comunità, tra pettegolezzi, amori, lutti, aspre scene di guerra, cene dei coscritti e dei reduci: un mondo fatto di tante storie  che Vassalli annoda, con grande sapienza e ironia.

 

  • Bruno Tognolini, Rime di rabbia, Salani, Milano, 2010, pp. 71

Cinquanta invettive per le grandi rabbie dei piccoli, e per le piccole rabbie dei grandi. Per offrire ai bambini e ai ragazzi arrabbiati 'parole per dirlo'. Perché la rabbia fiammeggi e sfumi prima. Parole poetiche per ridere o piangere, o consolarsi. Perché arrabbiarsi è lecito e normale –ci dice Tognolini-. Che può capitare a chiunque di  sentirsi furioso per un tradimento o una cattiveria. E dirla, la rabbia, la rende poi innocua. Senza usare il corpo o le mani, ma soltanto la forza della parola. Una strada laterale per parlare a suon di rime di conflitti e del loro superamento.